Immagina di acquistare un nuovo dispositivo tecnologico, sia esso un cellulare, un computer o una TV. Lo paghi a rate, magari, poi non appena finisci di pagarlo, e contestualmente magari scade anche la garanzia, ecco che l’apparecchio in questione si danneggia irrimediabilmente e bisogna acquistare il nuovo modello.
Questo scenario ti suona familiare? Pensi che sia una storia già vissuta? Forse hai ragione.
Effettivamente capita molto spesso che un dispositivo si danneggi subito dopo il periodo di garanzia e a guardar bene, la durata media di un prodotto elettronico è di due anni circa. Anzi, è un problema talmente comune che qualcuno azzarda ad affermare che sia un fenomeno studiato a tavolino. Del resto, come altrimenti si spiega il fatto che un computer o uno smartphone inizino a rallentare e diminuire in prestazioni dopo appena un anno dall’acquisto? Insomma, perché un dispositivo da 800 euro circa, dopo pochi mesi funziona già male?
Come spiega il Open Data Day in un articolo abbastanza esaustivo, un fondo di verità in questa faccenda c’è.
Si tratta del fenomeno dell’obsolescenza programmata, vale a dire la predeterminazione della durata della vita di un dispositivo. Tale fenomeno affonda le sue radici nella prima metà del XX secolo, precisamente nel 1924, quando il cartello Phoebus, un consorzio di produttori di lampadine, stabilì di comune accordo che le lampadine avrebbero avuto come limite di longevità mille ore.
Tale accordo fu dichiarato illegale solo nel 1953, ma ancora oggi molte lampadine riportano la dicitura “1000h” sulla scatola.
Cosa accade, invece, nei prodotti di oggi? Succede che spesso sono progettati male: in un circuito, ad esempio, componenti che raggiungono elevate temperature, vengono posizionati accanto a componenti che invece non tollerano il calore, col risultato che il secondo spesso si fonde. Arrivati in assistenza, ci dicono che il prodotto non può essere riparato e ci consigliano di acquistarne uno nuovo.
Allo stesso modo, i cellulari rallentano perché gli aggiornamenti del firmware diventano troppo sofisticati per l’hardware del dispositivo, che col tempo diventa, appunto, obsoleto.
Tutto ciò è programmato? Non spetta a noi stabilirlo, non essendoci prove oggettive, ma piuttosto ci chiediamo com’è possibile che ingegneri pagati fior di milioni riescano a progettare dispositivi così fallaci.