La fuga da Whatsapp di questi giorni è più che giustificata, attenzione però a non cadere nel tranello di chiudere Whatsapp continuando magari ad usare Facebook con foto private e conversazioni.
Di fatto, la piattaforma che in generale offre già poca privacy per gli utenti, cambia regole dandone ancora meno.
Niente di così drammatico e, se non vi interessa più di tanto la privacy, il cambiamento vi lascerà indifferenti; in caso contrario non avreste mai dovuto iniziare a usare Whatsapp, puntando fin dall’inizio su applicazioni con politiche più chiare e source code trasparenti e più sicuri.
L’aggiornamento, per il momento non ha effetto in Italia e in Europa, grazie alla protezione dei dati prevista dal GDPR.
Rimane un’area grigia dove non sappiamo effettivamente se le regole vengano rispettate o meno, cosa che potremmo escludere considerando la valanga di multe prese dai colossi tech, proprio per violazioni di questo tipo.
Il fatto è che, una volta raccolti e venduti, anche se si venisse a sapere, i vostri dati saranno in mano ad aziende terze o magari persi in qualche leak di informazioni in giro per la rete.
Il consiglio è quindi quello di abbandonare Whatsapp e chiudere il vostro profilo Facebook per tutelare la privacy.
Attenzione naturalmente alle varie applicazioni che scaricate e, in generale ai social.
Se non vi interessano o non vi interessano più; non esitate a chiuderli, risparmierete un sacco di tempo nel corso delle giornate, con la possibilità di mantenere contatti e scherzare con gli amici anche con Telegram o Signal, applicazioni che gli utenti stanno scoprendo proprio in questi giorni.
Il GDPR è una tutela abbastanza importante, la regola della rete rimane comunque quella di non fidarsi mai.
Che si tratti di archivi online come Google Foto, di drive, conversazioni o quello che volete, ricordate sempre che tutto, in un modo o nell’altro è hackerabile e i vostri dati, fino a che rimangono online non saranno mai sicuri, basti pensare alla fuga di informazioni avvenuta con Vodafone Ho; cosa che potrebbe accadere anche con Google, Amazon e qualsiasi altra compagnia.